venerdì 22 marzo 2013

Disoccupazione 2013

Novantasettemila persone - uomini e donne - hanno perso il lavoro a gennaio di quest'anno, portando l'ammontare dei disoccupati nel nostro paese a un totale di duemilioninovecentonovantanovemila anime (dati provvisori Istat). Mancati rinnovi, licenziamenti, bruschi cambiamenti di condizioni di lavoro che costringono alle dimissioni... qualche storia come la mia potete trovarla qui, se vi va di avere un'idea di ciò di cui parlo oggi.
In questo affollatissimo gruppo, dal 1° gennaio 2013 ci sono anche io. 
C'è voluto un po' per decidere di scriverci su due righe. 
C'è voluto un po' per metabolizzare questa mia nuova appartenenza sociale e tutto quello che il nuovo status ha portato con sé e che ho stappato insieme al Berlucchi di Capodanno. 

Diciamo che le prime settimane sono quelle in cui, per quanto fossi preparata all'evento, mi sono comunque sentita mancare la terra sotto i piedi per il venir meno di abitudini ben consolidate, quand'anche non amate. 
Stessa strada, stessa ora, stesse manovre, stesse facce... Il semaforo, la freccia a sinistra, occhio a quelle buche a destra, poi al centro, fai la curva un po' allegrotta, poi freno e freno a mano, il citofono e la sbarra che si apre...         
Ma comunque la tua presenza non serviva a nessuno. 
E allora ciao.

Le prime settimane sono quelle in cui il senso di ansia non ti abbandona mai, seppure all'apparenza sei tranquilla e persino contenta. La notte, però, quell'ansia sale in superficie e ti avvelena il sonno. Che dormo a fare? Mica ho impegni io... dormirò quando ne avrò voglia. E con questo qualsiasi altra incombenza perde matematicamente di urgenza, in vista dell'assoluta assenza di impegni e orari quotidiani. 
Ho sperimentato settimane di grande disorganizzazione. Seguite, invece, da una fase di accanimento nella ricerca di un lavoro: agenzie interinali ai quattro angoli della città per elemosinare una candidatura il più delle volte del tutto inadeguata sotto ogni punto di vista... 

Ma, mi sono presto resa conto che, ancora più urgente di un nuovo lavoro, era la necessità di disintegrare tutte le vecchie e insidiose frustrazioni legate ai miei 6 anni di lavoro precario. Tutte le convinzioni che ti sei costruita per credere che sarebbe stata la volta buona, il posto giusto, il lavoro giusto, stabile per lo meno; tutto l'impegno che ci hai messo per cercare di non mancare, di lavorare 15 minuti in più, di sorridere anche quando decisamente non ne avevi già più voglia; tutti gli sforzi che hai fatto per farti piacere meccanismi e persone, anni luce lontani dal tuo mondo.
Chi non c'è passato mi dice che "tutto fa esperienza". Io dico che esperienze così non fanno altro che abbrutirti, inaridirti e disilluderti. 
Così, alla ricerca forsennata di un nuovo lavoro, magari ancora sbagliato e precario, ho anteposto lunghe giornate di sonno ristoratore. 
Sì, ci ho dormito su! 
Era necessario cancellare per poter anche solo pensare di ripartire. 

La ricetta con cui oggi ricomincio a prendermi cura di questo mio terapeutico blog, proviene dalla mia ultima esperienza lavorativa: chiacchiere di cibo tra colleghe e si va subito tutte d'accordo, tutte attente a carpire i segreti dell'altra... 
Tra le pochissime cose da non dimenticare dei miei ultimi 27 mesi di lavoro da contabile, di cui urge una mia personalissima trascrizione: 


La Focaccia pugliese di C. 


Ingredienti:
1/2 kg di Farina 00
1/2 cubetto di Lievito di Birra
2 Patate medie 
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
1 cucchiaino di sale 
Pomodorini q.b.
Olive nere denocciolate q.b.
Origano q.b. 

Questa focaccia è un portento. Riesce sempre!
Forse vi sembrerà una ricetta un po' approssimativa, ed effettivamente anche io l'ho pensato la prima volta che l'ho preparata, ma il risultato è sorprendente!

Con queste dosi potete realizzare 2 focacce tonde formato pizza casalinga oppure una focaccia rettangolare delle dimensioni della placca da forno.





Preparate una fontana con la farina e il sale, mescolandoli bene. 
Sbucciate le patate e lessatele in acqua salata. Schiacciate le patate ancora calde nella farina e iniziate a impastare. Non buttate l'acqua in cui avete bollito le patate! Lasciatela raffreddare e usatela per continuare a impastare, ma abbiate cura di raffreddarla, altrimenti inibirà la lievitazione. La quantità di  acqua che vi servirà non si può misurare con certezza: dipende dall'umidità delle patate che avete usato e naturalmente dalla capacità di assorbimento della vostra farina. Fidatevi allora del vostro intuito: sciogliete il lievito in una tazzina da caffè e unitelo all'impasto. Poi aggiungete l'olio. Quindi cominciate ad aggiungere l'acqua delle patate poca alla volta. Dovrete ottenere un impasto omogeneo e leggermente appiccicoso. 
A questo punto ungete con dell'olio extra vergine d'oliva una ciotola capiente di vetro e copritela con pellicola trasparente. 
Fate lievitare l'impasto almeno un paio d'ore in un luogo tiepido. 



Alcune utili precisazioni:
1) non è necessario pesare le patate. Una patata media è una patata media! Come sceglierla? Guardate nel vostro cestino porta patate. Alcune vi sembreranno grandi, altre piccole. Semplicemente scegliete la via di mezzo!!
2) per la buona riuscita di questa focaccia non si deve mai lesinare olio!! La placca o le teglie tonde vanno unte moooolto bene!
3) non si deve mai usare il mattarello. Questo impasto si allarga direttamente nella teglia semplicemente con le mani. 
4) è preferibile usare olive nere condite e buone. Rigorosamente denocciolate.
5) è preferibile usare pomodorini ben maturi, tagliati a metà, privati dell'interno e lasciati a sgocciolare in uno scolapasta per il tempo di lievitazione dell'impasto. Sì, è un lavoro che porta via qualche minuto in più, ma ripaga all'assaggio!  
6) potete modulare a vostro piacimento lo spessore di questa focaccia. In quanto focaccia dovrebbe rimanere un po' alta, ma anche in una versione più sottile viene comunque bene. Fate voi. 



Terminata la lievitazione allargate con le mani l'impasto su una teglia unta molto generosamente. Disponeteci sopra i pomodorini con la buccia verso l'alto e fateli leggermente affondare nell'impasto. Distribuite le olive, cospargete di origano, sale e ancora un filo di olio extra vergine. 
Se avete tempo lasciate lievitare la focaccia ancora 40-50 minuti prima di infornarla, ma questa operazione, ammesso che abbiate rispettato i tempi della prima lievitazione, non compromette il risultato finale, bensì aiuta a mantenerla morbida più a lungo. 
Cuocete a 190° per circa 30 minuti. 
Il tempo di cottura è indicativo: dipende soprattutto da quanto è alta la vostra focaccia. Potrebbero essere necessari alcuni minuti in più. Per saperlo controllate il fondo della focaccia, deve biscottare lievemente. 

La focaccia si mantiene morbida e umida anche 24 ore dopo la cottura. Va consumata tiepida o fredda.